La “ragione” del principe e la “dispensa morale”
“Ciò che lo Stato nazionale concede malvolentieri alle sue parti, vale a dire i diritti che spettano a ciascuno, esso si ostina invece a volere per sé”. Con queste parole, l’economista e teorico della politica Wilhelm Röpke, nell’opera “L’ordine internazionale” (1946), si interrogava sulle ragioni del disordine internazionale che, in trent’anni, aveva provocato ben due guerre mondiali. Escludendo ragioni di ordine psicologico o di sociologia delle folle, Röpke riteneva inadatto anche il riduzionismo giuridico; il “giuridicismo” appariva insoddisfacente di fronte ai ripetuti fallimenti della cosiddetta via giuridica alla pace: un equilibrio di forze nel sistema internazionale di Stati sovrani.