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  • La “ragione” del principe e la “dispensa morale”

    2022-03-23

    “Ciò che lo Stato nazionale concede malvolentieri alle sue parti, vale a dire i diritti che spettano a ciascuno, esso si ostina invece a volere per sé”. Con queste parole, l’economista e teorico della politica Wilhelm Röpke, nell’opera “L’ordine internazionale” (1946), si interrogava sulle ragioni del disordine internazionale che, in trent’anni, aveva provocato ben due guerre mondiali. Escludendo ragioni di ordine psicologico o di sociologia delle folle, Röpke riteneva inadatto anche il riduzionismo giuridico; il “giuridicismo” appariva insoddisfacente di fronte ai ripetuti fallimenti della cosiddetta via giuridica alla pace: un equilibrio di forze nel sistema internazionale di Stati sovrani.

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  • Tagliare gli artigli al “principe”

    2022-03-23

    La tragedia che sta colpendo il popolo ucraino e la sua eroica resistenza; le mire revansciste imperialistiche della federazione russa e l’obiettivo di ridisegnare i confini strategici continentali a 30 anni dal crollo dell’impero sovietico; i tentativi di rispondere in maniera unitaria da parte dell’Unione Europea, dribblando costituzioni nazionali e rischiando possibili incidenti che farebbero esplodere una guerra senza ritorno; la presenza di una Cina sempre più ingombrante e candidata a svolgere un ruolo di mediazione tra le liberal-democrazie occidentali e l’autocrazia della Federazione russa; una politica estera statunitense sempre più schizofrenica e oscillante tra isolazionismo e globalismo democratico, hanno riproposto un tema che sta alle fondamenta stesse del processo di integrazione europea: una unione di difesa continentale. La storia ci insegna come proprio intorno a tale questione si arenò il primo tentativo dar vita alla CED, la Comunità Europea di Difesa, proposta e affossata dalla stessa Francia tra il 1952 e il 1954.

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  • Quale democrazia per la libertà?

    2022-03-23

    Alcuni ritengono che il conflitto russo-ucraino altro non sia che lo scontro tra due culture politiche inconciliabili e, per questa ragione, reciprocamente escludenti, una volta che entrano a stretto contatto. Hall Brands, dell’American Enterprise Institute, ha affermato che, in fondo, si tratta di un confronto tra sostenitori e oppositori dell’ordine esistente, di quell’ordine di sicurezza internazionale scaturito dal crollo del sistema sovietico. Ad oggi, le democrazie occidentali si stanno coalizzando per costringere Putin a pagare un prezzo molto elevato per l’azzardo assunto e se il popolo ucraino dovesse resistere ancora qualche giorno all’offensiva russa è molto probabile che la strategia di Putin vada in crisi e con essa potrebbe precipitare anche il suo potere. In definitiva, il successo delle sanzioni e delle misure di sostegno all’Ucraina sancirà il destino delle democrazie liberali, se avranno un futuro o se dovranno fare i conti con un domani irto di insidie.

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  • La chiave di lettura del professor Flavio Felice: “Papa Francesco si è recato dal rappresentante dell’invasore; è un atto di estremo realismo”

    2022-03-23

    Non mi risulta che il Papa abbia espresso una linea geopolitica che imponga di vivere sotto il tacco di Vladimir Putin, questa semmai è la posizione dei teorici della “ragion di Stato” che considerano l’azione politica “dispensata” dal rispetto di qualsiasi morale”. Pacificatore e non pacifista, per nulla propenso all’indifferenza tra le posizioni in campo (di battaglia), il Santo Padre. Quella che è indubbiamente l’autorità religiosa, perciò diversamente politica, che più si esprime per la pace è interprete di un realismo che ha poco da spartire con la fredda Realpolitik e guarda piuttosto, consapevole che la realtà è superiore all’idea, a uno scenario planetario mutato radicalmente dalla interdipendenza della globalizzazione che è cosa altra “dall’internazionalizzazione, perché è un processo globale che supera l’autorità degli Stati e vanifica ogni tentativo di replicare le forme ottocentesche e novecentesche dell’esercizio del potere”. Il professor Flavio Felice, ordinario di Storia delle dottrine politiche presso l’Università del Molise e presidente del Centro Studi Tocqueville-Acton, ci descrive un Pontefice profondamente riformatore nel suo invocare e costruire una via diplomatica che, per far respirare l’Europa con tutti e due i suoi polmoni, l’occidentale e l’orientale, deve rimuovere la “cellula tumorale rappresentata dall’imperialismo putiniano”.

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  • Pensare l’impensabile, pensare la pace

    2022-03-23
    “Pensare l’impensabile” in tempi di guerra significa pensare la pace. Se solo poche settimane fa, l’impensabile era la guerra, oggi, dopo tre settimane di guerra, facciamo tutti difficoltà ad immaginare un futuro di pace, eppure non possiamo desistere dal farlo. A tal proposito, vorrei proporre la riflessione di Luigi Sturzo, uno tra i più importanti scienziati sociali del Novecento, la cui grandezza risiede nella sua straordinaria capacità di vedere i contorni di un mondo forse allora solo appena immaginabile. In La comunità internazionale e il diritto di guerra del 1928, una delle opere più complesse dell’esule fondatore del Partito Popolare e che, riletta oggi, tanto avrebbe ancora da dire, Sturzo non teorizza un federalismo del big state, un’autorità politica a competenza universale che avrebbe dovuto prendere il posto degli Stati nazionali; un Leviatano globale che assorbirebbe il potere dei tanti Leviatani nazionali. D’altro canto, Sturzo non sembra neppure accontentarsi di una comunità internazionale che sia la risultante di un’associazione di stati sovrani: un patto di collaborazione tra Stati più forti ed altri più deboli, dove i primi attraggono i secondi e questi ultimi si sottomettono all’idea di essere satelliti di superpotenze che esercitano un potere egemonico, all’interno di confinate aree di influenza: i blocchi che hanno contraddistinto la geopolitica dal secondo dopoguerra fino al 1989-91. Leggi di più al riguardo di Pensare l’impensabile, pensare la pace
  • E con Michael Novak l’impresa si fece vocazione

    2022-03-23

    A cinque anni dalla scomparsa di Michael Novak, 17 febbraio 2017, l’editore IBL Libri gli dedica questo libro, […] un’introduzione, un invito alla lettura della sua opera. Il volume riprende in buona parte i contenuti del precedente, pubblicato nel 2002 dall’editore Rubbettino; ho pensato di aggiornarlo, attingendo alla bibliografia più recente, di eliminare alcune parti e di aggiungerne altre che, nel corso degli anni, hanno assunto una particolare rilevanza nella discussione pubblica, in particolar modo nel campo della Dottrina sociale della Chiesa in dialogo con la cultura politica ed economica liberale.

    […]. Con riferimento al “contesto storico e culturale”, si è cercato di mostrare il modo in cui il pensiero del teologo-politologo statunitense si è sviluppato, nella ricerca appassionata e per lo più inedita, di instaurare un rinnovato rapporto tra lo spirito dell’imprenditorialità o d’iniziativa economica e la moderna Dottrina sociale della Chiesa cattolica, inaugurata dalle encicliche sociali di Giovanni Paolo II: Laborem exercens, Sollicitudo rei socialis, Centesimus annus. In questa ricerca, Novak sostiene la necessità che ogni generazione combatta la propria battaglia per la libertà, scegliendo responsabilmente i principi sui quali le società libere sono fondate, dal momento che i sistemi democratici e di libero mercato vanno in sofferenza ogni qual volta quei principi morali entrano in crisi.

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  • Kabul e la contaminazione democratica

    2022-03-23

    Se “Parigi val bene una messa”, Kabul avrebbe meritato almeno una novena, tanto è essenziale il destino della capitale afghana rispetto alle sorti dell’intero pianeta. Invece si è scelto a lungo di far finta di nulla, di considerare conclusa una battaglia che non ha mai fine, di guardare il mondo con gli occhi incantati e supponenti di chi considera la cultura democratica un lusso per pochi. Noi siamo i figli di Pericle, di Montesquieu di Kant, loro sono solo dei poveri incivili che dovranno trovare la loro strada, una strada che non può coincidere con la democrazia, perché la democrazia è un’invenzione dell’uomo occidentale e volerla esportare altro non sarebbe che l’ennesimo tentativo colonialista di voler imporre il proprio “fardello”. Considerazioni come queste abbondano e c’è anche chi si è spinto fino ad affermare che la caduta di Kabul non sarebbe altro che la sconfitta stessa della cultura politica democratica.

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  • Il limite come fonte di moralità

    2022-03-23

    A 150 anni dalla nascita di don Luigi Sturzo (26 novembre 1871), credo sia importante ribadire uno dei punti fondamentali del popolarismo, la teoria politica alla quale dedicò l’intera sua vita e che oggi ci appare come l’antidoto più efficace a qualsiasi forma di “populismo”, hard soft che sia. Ci riferiamo alla nozione di “limite” come fonte della moralità del potere.

    Sturzo individua tre specifiche forme di limite al potere: organicamorale e politica. Con particolare riferimento al limite organico, espresso dalla pluralità e dalla vitalità della società civile, ben più ampia e ricca della forma sociale che perimetra l’ambito del politico, egli ritiene che esso abbia come fine il raggiungimento di tre risultati. In primo luogo, quello di «non legare il potere alle ricchezze». In secondo luogo, esso consente di dare «maggiore uniformità ed efficacia alla legge», contro l’arbitrio di chi detiene il potere. In terzo luogo, ottenere l’obiettivo di mantenere alto il prestigio della politica, dal momento che presso il popolo si sviluppa un sentimento di «valore generale» che contempera un ethos, capace anche di trascendere i legittimi interessi particolari: è questo il «principio trascendente unificatore» che fonda la nozione di autorità del pensatore siciliano.

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  • Quando i cattolici invocano il primato dello Stato

    2022-03-23

    In diversi interventi di esponenti qualificati del mondo cattolico è stata perorata la causa del primato delle organizzazioni e dei poteri politici sull’insieme delle istituzioni sociali. Di questo abbiamo scritto in un saggio pubblicato sul nuovo numero de “La Società. Rivista scientifica di Dottrina sociale della Chiesa” (4/2021); un numero speciale per celebrare i trent’anni di vita della rivista.

    Un tale orientamento, che potrebbe ben essere definito “statalismo cattolico” o “confessionalismo cattolico”, è reso ancor più forte e meno facilmente identificabile in quanto – per limitarci all’ambito delle culture politiche – è stato declinato tanto in varianti di “destra”, quanto in varianti di “centro” o di “sinistra”.

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  • Francesco Forte, allievo di Einaudi con la chiave del personalismo

    2022-03-23

    il presente articolo è stato pubblicato in parte da “Avvenire” il 2 gennaio 2022 e in parte da “Lettera150” il 3 gennaio2022

    Nella notte tra il 31 dicembre 2021 e il 1 gennaio 2022 ci ha lasciati il professor Francesco Forte. Nato a Busto Arsizio l’11 febbraio del 1929, è stato accademico, politico, più volte ministro, giornalista, intellettuale curioso e raffinato. I suoi interessi spaziavano dalla scienza economica alla filosofia della politica, dalla storia delle idee alla Dottrina sociale della Chiesa. Professore emerito di Scienza delle finanze all’Università Sapienza di Roma, aveva ereditato la cattedra di Luigi Einaudi a Torino. Oltre alla cattedra, da Einaudi e dai suoi maestri: Benvenuto Griziotti e Ezio Vanoni, Forte aveva ereditato gli ideale di libertà e di giustizia. La libertà borghese, condita dei valori democratici e del libero mercato, quella libertà che diventerà il programma del suo impegno civile: liberale e socialista.

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  • “Comune è popolo”

    2022-03-23

    C’è un piccolo paese in Abruzzo, sul confine meridionale estremo della provincia di Chieti, posto sulle pendici dell’Appennino abruzzese-molisano che si affaccia sul fiume Trigno, al cui ingresso, per chi viene dal fondo valle, in piena curva, è affissa una bacheca che ospita gli atti pubblici, in cima alla quale campeggia la scritta: “Comune è popolo”. Il paese in questione si chiama Celenza sul Trigno.

     

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  • La crisi della democrazia liberale

    2022-03-23

     

    Nel paragrafo 15 dell’enciclica Fratelli tutti, Papa Francesco afferma che «il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante». Il Papa sembra cogliere uno dei caratteri delle cosiddette «democrazie illiberali»: la chiusura all’altro, la paura per il diverso, la ricerca costante del capro espiatorio. Le «democrazie illiberali» sono quegli assetti istituzionali che formalmente accolgono alcuni aspetti della tradizione democratica, pur rifiutando i caposaldi della teoria politica liberale: rule of law, diritti della persona, poliarchia, libertà, uguaglianza, sovranità popolare, rappresentanza, separazione dei poteri, sovranità disarticolata.

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  • La morte del grande filosofo che aprì le porte dell’America a Karol Wojtyla

    2022-03-23

    La tragedia che sta colpendo il popolo ucraino e la sua eroica resistenza; le mire revansciste imperialistiche della federazione russa e l’obiettivo di ridisegnare i confini strategici continentali a 30 anni dal crollo dell’impero sovietico; i tentativi di rispondere in maniera unitaria da parte dell’Unione Europea, dribblando costituzioni nazionali e rischiando possibili incidenti che farebbero esplodere una guerra senza ritorno; la presenza di una Cina sempre più ingombrante e candidata a svolgere un ruolo di mediazione tra le liberal-democrazie occidentali e l’autocrazia della Federazione russa; una politica estera statunitense sempre più schizofrenica e oscillante tra isolazionismo e globalismo democratico, hanno riproposto un tema che sta alle fondamenta stesse del processo di integrazione europea: una unione di difesa continentale. La storia ci insegna come proprio intorno a tale questione si arenò il primo tentativo dar vita alla CED, la Comunità Europea di Difesa, proposta e affossata dalla stessa Francia tra il 1952 e il 1954.

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  • Il Sole 24 ORE: Kabul e la contaminazione democratica

    2021-08-25

    Se “Parigi val bene una messa”, Kabul avrebbe meritato almeno una novena, tanto è essenziale il destino della capitale afghana rispetto alle sorti dell'intero pianeta. Invece si è scelto a lungo di far finta di nulla, di considerare conclusa una battaglia che non ha mai fine, di guardare il mondo con gli occhi incantati e supponenti di chi considera la cultura democratica un lusso per pochi. 

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  • Avvenire, 18 agosto 2021: "Prospettiva persona" cambia veste e riflette sulle sfide future alla libertà"

    2021-08-25

    Da pochi giorni è disponibile il numero 1/2021 della rivista di studi personalisti “Prospettiva Persona”, fondata nel 1992 da Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese, in ideale continuità con la rivista francese “Esprit” e con i buoni auspici del filosofo francese Paul Ricoeur, il quale ha ricoperto la carica di presidente del comitato scientifico fino alla sua scomparsa; oggi quella carica è ricoperta da Dario Antiseri. 

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