Teologia e pandemia
Alla ricerca di un modello teologico di mediazione della credibilità della rivelazione cristiana nell’emergenza pandemica
Abstract
In questo tempo drammatico la teologia non si sottrae allo spinoso e arduo compito di leggere la Storia e interpretarla alla luce del Vangelo e del Signore della Storia. È un obbligo per la teologia situare il suo lavoro nell’attuale contingenza della Storia. Il futuro appartiene alla teologia che ha lo sguardo rivolto alla terra promessa e propone, per raggiungerla, l’attraversamento di un deserto. L’emergenza pandemica sollecita la teologia a dare il suo specifico contributo; essa deve assolvere al suo compito nei riguardi della società e della Chiesa offrendo una riflessione ispirata alla rivelazione cristiana e alla lunga esperienza di studio accumulata nel corso dei secoli. È chiamata a fare i conti con una di quelle grandi calamità che periodicamente affliggono l’umanità e ci interpellano sul nostro destino e sull’agire di Dio in un mondo incontrollabile. Alla luce delle questioni aperte dall’emergenza pandemica, la teologia non si deve sottrarre dunque al suo specifico servizio di trovare una strada di pensiero per il singolo e le comunità credenti e non credenti. Si tratta di prestare attenzione a quello che Dio dice alla Chiesa e al mondo in questo frangente. Come rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio, a quel Dio che ha parlato sul Sinai, a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine, in Gesù Cristo crocifisso e risorto? L’articolo propone delle piste di riflessione come risposta a questo interrogativo.