Crisi sociale, ordine morale e internazionalismo. Sulla visione di Wilhelm Röpke
Abstract
La recente riedizione italiana dell’ultimo volume della cosiddetta trilogia röpkiana, L’ordine internazionale, dà l’abbrivio per riconsiderare il pensiero di Wilhelm Röpke (1899-1966) alla luce della crisi sociale che lega indissolubilmente la persona e le comunità a tutti i livelli – locale, nazionale e internazionale. Secondo Röpke, un ordine può nascere sulla base di un piano ingegneristico o di una tecnica sociale – sulla scorta di quello che definisce «saint-simonismo eterno» – oppure può essere il frutto di un pensiero sociale «decentrista». L’ordine internazionale è così il riflesso di ciò che si verifica sul piano pre-internazionale ed è costituito da tre alternative: una comunità di Stati sovrani onnipotenti, basati sul collettivismo politico-economico e sul nazionalismo; una «Civitas Maxima», ovvero un super-Stato che abbraccia l’intero globo e dirige in ogni minima parte il tutto; un ordine federale basato sul principio di sussidiarietà cristiana e di libertà ordinata che fa della persona, e non dello Stato, il suo centro.